lunedì 29 ottobre 2012

Concorso per racconti brevi - Parole di Natale


Via Little Scandinavian
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L’Associazione Culturale Parole nel Cassetto è lieta di presentare
PAROLE DI NATALE
Concorso letterario per racconti brevi
I^ Edizione

Li sentite i campanelli d’argento agli angoli delle strade? Le vedete le lucine colorate a intermittenza che illuminano i balconi? E i serpentoni d’oro e d’argento? E le palline appese agli alberi? Sta arrivando il Natale! E con il Natale arrivano i regali, e con i regali arrivano anche i biglietti d’auguri. E le telefonate. E le lettere. E i messaggi Facebook. E chi più ne ha più ne metta.
Non è facile sfuggire al Natale in un’epoca come la nostra, dove esistono almeno otto tecnologie diverse pronte a sbattertelo in faccia a tutte le ore. Noi di Parole nel Cassetto abbiamo rovesciato sul tavolo della redazione un sacco pieno di buste di tutti i colori e abbiamo deciso di organizzare questo concorso dedicato alle Parole di Natale!

giovedì 18 ottobre 2012

Tuttigusti+1: Coco Chanel e la Scrittura Creativa


Di Adrian Tomine

2. Taglia!

Diana Athill
2. Cut (perhaps that should be CUT): only by having no ­inessential words can every essential word be made to count.
(Taglia (forse si dovrebbe scrivere TAGLIA): si possono far risaltare le parole importanti solo se non ci sono parole inutili)

Esther Freud

1. Cut out the metaphors and similes. In my first book I promised myself I wouldn't use any and I slipped up ­during a sunset in chapter 11. I still blush when I come across it.

(Taglia metafore e cose del genere. Nel mio primo libro mi ero ripromessa di non usarne, ma ci cascai in pieno durante un tramonto nel capitolo 11. Ancora arrossisco quando ci capito.)

3 Editing is everything. Cut until you can cut no more. What is left often springs into life.

(L’editing è tutto. Taglia fino a quando non puoi tagliare più niente. Quello che resta spesso prende vita)

Sarah Waters

2. Cut like crazy. Less is more. I've ­often read manuscripts – including my own – where I've got to the beginning of, say, chapter two and have thought: "This is where the novel should actually start." A huge amount of information about character and backstory can be conveyed through small detail. The emotional attachment you feel to a scene or a chapter will fade as you move on to other stories. Be business-like about it.

(Tagliate come matti. Meno è meglio.
Mi è capitato spesso di leggere manoscritti - compresi i miei - dove ho dovuto tornare, tipo, al capito due e ho pensato: “Qui è dove la storia comincia davvero.” Un sacco di informazioni importanti su personaggio e trama possono essere trasmessi utilizzando solo un piccolo dettaglio. L’attaccamento che si prova per un capitolo o una scena si indebolisce man mano che procedete verso altre storie. Siate manageriali in questo. )

Il verbo “cut” pulito pulito non ricorre poi tanto nella raccolta delle dieci regole del Guardian, e quelle poche volte ve le ho riportate qui sopra insieme alle frasi cui appartengono. Ma i suoi equivalenti, parenti, cugini di secondo grado e dirimpettai li incontrate ad ogni angolo, e quello che incontrate più spesso si chiama editing.
Prendiamo per esempio

lunedì 15 ottobre 2012

Esercizio: A room with a view

Cognoscenti in a Room hung with Pictures



Descrivete una stanza in mille parole, nella maniera più oggettiva e più impersonale che riuscite. Fatto? Bene. Adesso, sempre in mille parole:

- descrivete la stessa stanza concentrandovi solo sui ricordi che vi evocano gli oggetti;
- descrivete la stessa stanza concentrandovi solo sugli oggetti che non ci sono più;
- descrivete la stessa stanza concentrandovi solo sulle cose inutili;
- descrivete la stessa stanza dal punto di vista della pulizia e dell'ordine.


venerdì 12 ottobre 2012

Recensione [Romanzo]: Buon compleanno Malcolm

Titolo - Buon compleanno Malcolm
Titolo originale - Bed
Autore - David Whitehouse
Casa editrice - IBSN Edizioni
Collana - Special Book (# 09)
Pagine - 386
Prezzo cartaceo - € 15,90
Prezzo e-book - € 8,99
Trama - Malcolm è un bambino vivace e intelligente e la sua famiglia si aspetta grandi cose da lui. Ma il giorno del suo venticinquesimo compleanno Mal va a letto, deciso a non alzarsi mai più. Il suo corpo si trasforma in una massa informe di carne e di pieghe, imbottito dei pasti infiniti che la madre gli serve senza sosta. Attorno a lui cresce la curiosità morbosa dei mass media, mentre l'ex fidanzata, i genitori e il fratello cercano, in un modo o nell'altro, di dare un senso alla loro vita e alla folle ostinazione di lui. Buon compleanno Malcolm è il ritratto di una famiglia impossibile da dimenticare, un libro surreale sulla gioventù perduta e le aspettative tradite.


Ho acquistato questo libro con le migliori aspettative, conquistata dalla veste grafica e dall'estratto stampato sulla quarta di copertina. L'ho finito in un pomeriggio e, come un pasto troppo abbondante, ho impiegato un po' di tempo a digerirlo. Non posso dire che non mi sia piaciuto, perché non è che non mi sia piaciuto, ma... non mi ha convinta al 100%.

Leggere David Whitehouse è come, effettivamente, rimirare il corpo straziato di un uomo grasso. E non un grasso qualunque, ma quel grasso disgustoso che si vede ogni tanto in qualche brutta trasmissione TV dedicata ai più assurdi record del mondo. Ha il fascino del morboso. Concordo con una recensione che ho letto su Goodreads: "Vi avverto, NON leggete questo libro durante i pasti". La scrittura di Whitehouse è carnale a dir poco. Carnosa. Malcolm, che dopo vent'anni passati a letto è diventato l'uomo più grasso del mondo, ci viene descritto in tutta la sua mostruosità, in tutta la sua fisicità trasfigurata. La descrizione del corpo perde il senso d'insieme della totalità e lo sguardo dello spettatore sembra riuscire a focalizzare solo "pezzi" di Malcolm per volta, proprio come se fosse troppo grosso da guardare e da prendere in considerazione tutto insieme. Da questo punto di vista, la lettura di Buon compleanno Malcolm è sicuramente affascinante. Ovviamente la dimensione fisica assume caratteristiche mostruose e nella sua mostruosità c'è bellezza.

I personaggi del romanzo fanno parte di un quadro emotivo disfunzionale, dove la gente non si parla e se si parla non si capisce e se amano amano troppo e se non amano abbandonano. Il cuore della storia sembra essere il terrore della solitudine, o del vuoto in generale, che viene riempito con cibo e con grasso, e quando rimane vuoto fa l'eco. Non mi è piaciuto questo disperato bisogno di caricare di un disperato significato emotivo ogni singolo gesto dei personaggi. Non c'è un episodio, di quelli raccontati e ricordati dal fratello di Malcolm senza nome, che non grondi di sotto testo emotivo. Un silenzio non è mai un silenzio normale, una parola non è mai una parola normale, nemmeno una pacca su una spalla è solo una pacca sulla spalla, ma è tutto amplificato, ingigantito, proprio come un enorme uomo grasso che trangugia quintali di cibo. Mi sono sentita come se l'autore volesse farmi provare delle emozioni a tutti i costi, in maniera a volte anche un po' indiscreta, sottolineandomi l'importanza di gesti che forse, lasciati così com'erano, nudi e crudi, avrebbero reso anche meglio.

Per me è stato difficile provare empatia per la voce narrante, il fratello senza nome di Malcolm, che mi ha impedito spesso anche di avvicinarmi alle motivazioni che facevano muovere i personaggi che lo circondavano, a volte spiattellate (come la madre che vive per potersi prendere cura degli altri) altre volte oscure, ma che ruotano tutte più meno attorno al macro argomento dell'eccesso di amore, che però non riesce a compensare altri tipi di vuoto. 

Lo stile del romanzo è interessante, divorante, trangugiante, come lo è tutto il libro in generale, ma c'è qualcosa, una freddezza di fondo, un occhio forse troppo clinico, un tentativo troppo spinto di suscitarmi emozioni, che mi ha impedito di godermi il romanzo fino in fondo.

Ne consiglio la lettura, ma forse non a € 15,90.


martedì 2 ottobre 2012

Io e lui, voi e loro


Via Book People Unite

Ma chi sono tutte queste persone?

La stragrande maggioranza delle storie che leggete - diciamo pure quasi tutte - è scritta o in prima o in terza persona singolare.