mercoledì 12 settembre 2012

Tuttigusti + 1: Scrivi

Schema di tante buone ragioni per scrivere

1. Scrivi!

Neil Gaiman
1) Write.
(Scrivi.)


P.D. James
3) Don't just plan to write – write. It is only by writing, not dreaming about it, that we develop our own style.
(Non programmarlo e basta - scrivi. È solo scrivendo, e non sognandoci su, che sviluppiamo uno stile nostro.)

Ian Rankin
2) Write lots.
(Scrivi un sacco.)

A.L. Kennedy
6) Write. No amount of self-inflicted misery, altered states, black pullovers or being publicly obnoxious will ever add up to your being a writer. Writers write. On you go.
 (Scrivi. Non saranno di certo dosi di sofferenza auto-inflitta, stati di ebbrezza, pullover neri o il fare lo stronzo in pubblico che faranno di te uno scrittore. Gli scrittori scrivono, vedi un po’ tu.)

Anne Enright
2) The way to write a book is to actually write a book. A pen is useful, typing is also good. Keep putting words on the page.
(Il modo di scrivere un libro effettivamente è scrivere. Una penna è utile ma anche battere su una tastiera va bene. Continua a mettere parole sulla pagina.)

Ma che cos’è, il Festival dell’Ovvietà? No. Ci sarà una ragione per la quale i signori qui sopra hanno sentito il bisogno di inventarsi una regola del genere? Sì, direi di sì. E noi a cui piace questa regola, tanto da metterla prima di tutte le altre, siamo un po’ toccate? Probabile, ma questa è un’altra storia.

Gli scrittori scrivono. La maggior parte


lo fa ogni giorno: c’è chi procede ad oltranza e chi si impone un tot di parole o battute al giorno, c’è chi alterna periodi prolifici ad altri in cui fissa con sguardo vacuo il foglio bianco, ma tutti - tutti! - scrivono.

Lo fanno anche quando gli viene da vomitare solo all’idea e anche quando l’unica motivazione che li spinge è il tap tap impaziente del piede dell’editore per terra.

Diamo per scontato che tu che leggi sia interessato a produrre un testo di narrazione, ovviamente. Magari lo fai per hobby e ti viene da dire “chemmifrega, io scrivo quando c’ho voglia e basta”. Va benissimo. Dovresti però essere conscio del fatto che così scriverai meno e probabilmente peggio, e va benissimo anche questo.
Diamo per scontato anche che tu cerchi di scrivere sempre meglio. Allora non hai scampo: devi scrivere tanto. La scrittura assomiglia tantissimo ad un muscolo e per avere dei muscoli bisogna fare esercizio.

L’Ispirazione con la I maiuscola, quella che viene di notte con ali d’angelo a chinarsi su di te che ti chini sul tuo Romanzo, sta alla scrittura più o meno come una cotta sta ad una vera storia d’amore: entrambe sopravvivono per i primi…dieci minuti? da quando ti ci sei imbattuto. No, vabbè, nel caso dell’amore ci auguriamo con tutto il cuore che l’idillio duri un po’ di più! L’Ispirazione però è proprio volatile e incostante - una certa mia amica, qui, l’ha definita EHM donna di facili costumi - e cosa resta dopo che le ultime scintille della magia si sono dissolte nell’aria? Dopo viene la quotidianità del lavoro. Che è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pure farlo: e dovete farlo voi.

Il messaggio probabilmente si può leggere anche così: nella scrittura creativa c’è una forte componente di volontà, per quanto possa sembrare una contraddizione in termini. Leggiamo cosa ne dice

Sarah Waters:

3) Treat writing as a job. Be disciplined. Lots of writers get a bit OCD-ish about this. Graham Greene famously wrote 500 words a day. Jean Plaidy managed 5,000 before lunch, then spent the afternoon answering fan mail. My minimum is 1,000 words a day – which is sometimes easy to achieve, and is sometimes, frankly, like shitting a brick, but I will make myself stay at my desk until I've got there, because I know that by doing that I am inching the book forward. Those 1,000 words might well be rubbish – they often are. But then, it is always easier to return to rubbish words at a later date and make them better.

(Tratta la scrittura come un lavoro. Sii disciplinato. Un sacco di scrittori diventano un po’ maniacali su questo. Graham Greene scriveva le sue 500 parole al giorno. Jean Plaidy riusciva a scriverne 5.000 prima di pranzo, poi passava il pomeriggio a rispondere alle mail dei fan. Il mio minimo è 1.000 al giorno - che qualche volta è un obiettivo facile e qualche volta, per dire la verità, è come cagare un mattone, ma io mi impongo di restare alla scrivania fino a quando ci sono arrivata, perché so che facendo così il mio libro va avanti. Quelle 1.000 parole possono anche essere schifezze - e molto spesso lo sono. Ma comunque è sempre più facile riprendere una schifezza dopo un po’ di tempo e migliorarla.)

In conclusione: ancora qui sei? Apri il foglio di Word o prendi carta e penna o fai come credi, e scrivi!



La fonte di tutte queste regole è sempre il famoso articolo del Guardian.
Le traduzioni di servizio invece sono mie, spero rendano l’idea.

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